MEDEA
Siete sicuri che sia andata proprio così?
Regia Francesca Tricarico
Aiuto Regia Chiara Borsella, Giulia Tamburrini
Assistente Anna
Con Annamaria, Bruna, Daniela, Gabriella, Giulia, Jennifer, Monica, Natasha, Nadia, Sonia, Zita Disegno Luci Roberto Pozzebon (RSS Service)
Foto di Scena Danilo di Meo, Domenico Tricarico
Video Kami Fares
Ufficio Stampa Daniela Bendoni, Erika Cofone
Produzione Ass. Per Ananke ‘Officina di teatro sociale regione Lazio 2017/2018
“Oggi più di ieri i morti governano. Ho sete, devo svegliarmi. Devo aprire gli occhi. L’acqua fresca non estingue solo la sete, placa anche i rumori che ho nella testa. Ma voi lo sapete che si può avere nostalgia anche di un albero e che anche le mani hanno memoria?”
Medea, per noi tutte, non è solo uno spettacolo, ma la prova viva della forza e della potenza del teatro. Per la prima volta nella storia delle nostre compagnie a Rebibbia Femminile una ex detenuta, Daniela Savu, torna in carcere da donna libera, da attrice, per recitare con le sue ex compagne di detenzione. Cos’è più importante, in carcere e fuori, se non la partecipazione e la continuità di un percorso che è possibilità di crescita e miglioramento attraverso la cultura, attraverso il teatro? Daniela continua a svolgere tutto questo anche fuori dalle sbarre, un’importante testimonianza per le sue compagne, ancora ospiti a Rebibbia, così come per tutti gli spettatori.
Dopo cinque anni di attività teatrale presso la Casa Circondariale di Rebibbia Femminile dell’ass. Per Ananke con l’ormai veterana compagnia di detenute attrici “Le Donne del Muro Alto”, anche la giovanissima compagnia Più Voce, di attrici detenute nella sezione media sicurezza, vedrà per la prima volta le porte del carcere aperte agli esterni attraverso il teatro.
“Un lavoro complesso e difficile per tutte noi, per loro e per me, se ancora esiste un loro e un me, che ci ha costretto più volte ad interrogarci sul significato della parola verità, facendo crollare molte delle nostre certezze. Un lavoro complesso anche per le sezioni di appartenenza delle attrici detenute che vi hanno partecipato, con numerose uscite ed assenze, ma che siamo riuscite a realizzare con la voglia di raccontare, determinate a far sentire le nostre voci. “Più voce” il nome di questa compagnia che attraverso Medea vuole a volte gridare altre sussurrare la sua esistenza, le sue paure, ansie, ma anche gioie e risorse. Il razzismo in carcere, l’ironia, la paura del dolore, ma anche la forza della condivisione.” Francesca Tricarico