Un giorno, da sola in socialità, pensando alla storia di Didone sono riuscita a trovare un qualcosa che ci accomunasse, non volevo raccontare qualcosa di fantasioso o irreale. Rivedendo un po’ la mia vita, affollando la mia mente di ricordi, pensieri, paure, ma soprattutto di desiderio di cambiare qualcosa, ho scritto un monologo dove ho raccolto un po’ del mio vissuto.
Subito ho pensato a Napoli, la mia amata e maltrattata città, così è nato un racconto reale, che ancora oggi mi emoziona se lo leggo perché è parte di me, è un figlio da me partorito. Ho ripercorso la mia infanzia, la mia adolescenza, rivedendomi la scugnizzella di tanti anni fa, che svolazzava nei vicoli di Napoli, precisamente di Forcella, il quartiere dove sono nata e cresciuta, dove ho visto la gioia della gente quando tutto il quartiere si riuniva per le feste e le processioni, ma dove ho visto anche la paura per tante troppe circostanze, dove il male prevaleva con l’arroganza e con la prepotenza.
Ho ripercorso tanti dolorosi momenti, ho viaggiato con la mente, rivivendo anche momenti che vorrei cancellare, è molto complesso. complicato e personale aprirvi del tutto la porta che c’è dentro di me, per adesso sono riuscita ad aprirne una piccola parte e per me è già tanto.
Marianna, detenuta attrice de Le Donne del Muro Alto